Content mapping, come allestire i contenuti nel modo più funzionale possibile

Che ci si trovi a creare da zero un nuovo prodotto digitale o che si debba rinnovare qualcosa di già esistente, una delle prime cose da fare è l’analisi dei contenuti. Non serve a nulla, infatti, creare contenuti di valore e unici se poi sono disposti in modo confuso, ridondante e poco fruibile. Per questo oggi parliamo di content mapping.

Content mapping: cosa è?

Possiamo definire content mapping quell’attività che ci consente di avere una panoramica esaustiva dei contenuti veicolati, o da veicolare, da parte di un prodotto digitale. In altre parole, è quello strumento che ci permette di mettere nero su bianco cosa un’app, un sito o un servizio digitale comunica a chi lo utilizza e come lo fa.
Ma non solo! Un esercizio di content mapping, infatti, non si limita a individuare i contenuti ma cerca di organizzarli secondo la mappa mentale più congeniale all’utente finale.

Come sostiene nel suo articolo Christian Briggs, The Power of Mapping su IDF, un esercizio di content mapping ben fatto permette di sfruttare tutti i vantaggi insiti nella mappatura:

Maps simplify complex spaces. Perhaps more importantly, useful maps simplify complex spaces just enough. 
Briggs

L’allestimento degli scaffali dei contenuti

Facciamo un esempio: immaginiamo di essere in un supermercato e di dover organizzare la disposizione dei prodotti sugli scaffali. Con le dovute differenze fra mondo fisico e digitale, questa è un’attività di content mapping!

Infatti, in un supermercato le unità minime di contenuto sono i prodotti: questi vanno prima identificati, poi nominati e infine raggruppati fra loro secondo dei criteri utili e condivisi. Nei negozi, molto spesso, il raggruppamento avviene per categorie di prodotto, allestendo scaffali e corsie in modo da orientare subito la clientela e rendere la spesa più facile.

Content mapping: come lo facciamo noi

Così come avviene con i singoli prodotti del supermercato, l’attività di content mapping parte con l’individuazione dei principali content type, ovvero le unità minime e indipendenti di contenuto. Le unità minime di contenuto possono essere voci di navigazione, argomenti trattati ma anche pagine con funzionalità specifiche o informazioni tecniche. Una volta identificati tutti i singoli content type, se ne valuta l’organizzazione: rispetta la mappa mentale dell’utente?


Uno dei modi per essere certi che i contenuti siano davvero disposti nel modo più funzionale per l’utenza, è coinvolgerla attivamente nella mappatura. Per farlo ci vengono in aiuto attività specifiche come card sorting, interviste, cluster analysis o survey.

Un sentiero che conduce a diverse possibili mete

L’attività di content mapping è preliminare alla generazione di diversi strumenti, esercizi e deliverable. Uno di questi strumenti è l’architettura informativa (IA), ovvero l’organizzazione logica dei contenuti alla base di un sito o di un’app. Un altro documento che si può sviluppare è la content inventory, ovvero l’archivio ordinato di tutti i tipi di contenuto con i relativi attributi. Inoltre, è possibile generare anche una content strategy, ovvero il piano d’azione di lungo termine che specifica cosa comunicare e come farlo per raggiungere degli obiettivi prestabiliti.

Per concludere…

Studiare i contenuti di un prodotto o servizio, organizzarli in modo funzionale per l’utenza, evitare doppioni o gerarchie confuse e realizzare una buona struttura di messaggi da trasmettere è un passaggio chiave di qualsiasi progetto digitale. Non solo migliora l’esperienza dell’utente, ma rende il sistema più sostenibile abbattendo il dispendio di energie necessario per trovare ciò che si cerca.

Noi di Swipando aiutiamo persone e brand ad esprimere le proprie idee e a crescere in modo sostenibile.

© 2023 Swipando Srl - Tutti i diritti riservati - C.F. e P. IVA 02903460901